29 gennaio 2006

Fosca



Il sole calava sulla piccola città, dispersa in una valle come tante. Davide, guardando l’astro attraverso il vetro della finestra che rifletteva il suo volto di ragazzo, lo seguì con lo sguardo finché non scomparve del tutto.

Solo allora prese in mano la cornetta del telefono e compose il numero.
“Pronto?” rispose la voce che stava cercando.
"Ciao Andrea, sono Davide. Ascolta: io e gli altri abbiamo deciso che questa notte usciremo. Vieni anche tu?"
"Uscire? Ma siete matti?! Se mi scoprono i miei genitori mi rinchiudono in casa per tutta la vita, altro che…, e poi non avete paura del maniaco?"
"Ascolta: lo so benissimo che c'era un pazzo che girava in città un mese fa e che di notte uccideva la gente; e so anche che è per proteggerci che i nostri genitori da allora non ci lasciano più uscire da casa. Ma io e gli altri non siamo più capaci di resistere in questa prigione che è diventata casa nostra, e stanotte usciremo, anche a costo di incontrare il maniaco. Allora, sei con noi?"
"Non ne sono molto convinto… ma va bene, se lo fate voi vengo anch’io."
"Allora: questa sera faremo tutti finta di andare a letto alle nove e invece usciremo da casa e ci troveremo in piazza, OK?"
"OK, alle nove in piazza. Ci sarò. Ciao."
"Ciao."

Quella sera, alle nove i ragazzi uscirono: uno si calò con una corda dalla finestra della sua stanza, un altro uscì dalla porta sul retro, Davide dalla finestra della sua camera saltò sull'albero vicino e poi ne scese, e in maniere simili anche gli altri si allontanarono dalle loro case. Poco dopo gli amici erano tutti in piazza, che parlavano tra di loro: "Ci siamo tutti?" "No, manca Paolo come al solito." "Eccolo che arriva." "Maniaco o non maniaco tu sei sempre in ritardo." "Ma secondo voi c'è ancora?" "Speriamo di non incontrarlo."

Bastò un istante che un uomo, all'improvviso, si scagliò contro i ragazzi, che fuggirono urlando. Davide si nascose dietro un'automobile. Cercando un rifugio migliore si guardò attorno e vide che vicino a lui c'era il piccolo cimitero, all'interno del quale si trovava una ragazza che lo stava chiamando: "Hey tu, vieni, vieni qui dentro!" Lui, sorpreso ma incuriosito, le andò incontro.
La ragazza era bella, aveva i capelli e gli occhi neri, un lungo vestito corvino e gli disse: "Vieni. Mi chiamo Fosca, e se rimarrai qui all'interno del cimitero, il maniaco non potrà ucciderti."
"Io sono Davide… ma sei sicura che qui dentro non ci ucciderà?"
"Guarda tu stesso."
In quel momento l'uomo passò davanti al cimitero, vi guardò dentro ma poi proseguì per la strada.

Davide restò a lungo con la ragazza, e le ore per loro sembravano non passare. Il ragazzo rimase a vivere con Fosca nella cappelletta del cimitero per molto tempo, forse mesi, forse anni: era stregato dal suo fascino ambiguo e mortale.
Lei piano piano cominciò a cercare di convincerlo a prendere un vecchio fucile che era lì, e a sparare al maniaco che ancora stava seminando il terrore in città. Quando disse chiaramente a Davide che era questo che voleva, egli si oppose con decisione. I due ragazzi litigarono.
"Ascolta: anche se quell'uomo ha cercato di uccidermi e ha assassinato molte persone io non posso sparargli!"
"Ti prego, ti supplico di farlo."
"Basta, te l'ho già spiegato troppe volte. Mi hai stufato, ora me ne vado!"
Davide si allontanò, ma Fosca riuscì a fermarlo proprio sulla soglia del cimitero, gettandosi a terra e aggrappandosi alle sue gambe, e gli disse: "Ti prego, devi assolutamente farlo."
"Ti ho detto di no!"
Dicendo questo, Davide uscì con forza dal cimitero, trascinandosi dietro la ragazza. A quel punto lei lasciò la presa e mentre si trovava lì per terra cominciò a raccontare: "Io sono la prima ragazza uccisa dal maniaco, molto tempo fa. In quanto deceduta di morte violenta mi è stato concesso di rimanere in uno stato di non-vita, ma solo all'interno del cimitero. Puoi considerarmi una strega, se vuoi. Avrei potuto raggiungere la pace eterna solo se fossi riuscita a convincere qualcuno ad uccidere l'uomo, ma ora è troppo tardi. "
Mentre così diceva, Fosca si stava lentamente consumando. Proseguì aggiungendo: "L'uscire dal cimitero causerà la mia immediata dissoluzione fisica e io diventerò uno spirito rinnegato, costretto a vagare per l'eternità senza mai trovare la pace."
La ragazza, infatti, continuò a consumarsi, e proseguì finché non si dissolse completamente. Nel giro di un minuto di lei era rimasta solo polvere, e poco dopo nemmeno quella.
Davide pensò: "Ero l’unico che poteva salvarla, e non l’ho fatto… Si è annullata per colpa mia."
Rimase lì in piedi, distrutto dal dolore.


FINE.

Tommy

  • Tommy - Introduzione

  • Tommy - I Protagonisti

  • Tommy - Le origini

  • Tommy - Il tempo è denaro

  • Tommy - Il golem

  • Tommy di fogna

  • Tommy - Il tappeto assassino

  • Tommy - I regolatori del mondo

  • Tommy - Il rapimento della ragazza magica

  • Tommy - Cuore di pietra

  • Tommy - Il Collezionista

  • Tommy, Ari, Ciccio e Acquaman

  • Tommy - Tarantola

  • Tommy - Prima clonazione

  • Tommy - I ladri d'auto

  • Tommy e gli altri personaggi

  • Tommy - Morfeo

  • Tommy - I fusti radioattivi

  • Tommy - RoboKitt

  • Oggi Tommy muore

  • Tommy - Robokittcop
  • 22 gennaio 2006

    TOMMY - Robokittcop



    Tommy e Kitt si trovano in casa.
    Tommy dice al robot: “No, te l’ho già detto: tu non puoi venire alla mostra di robotica. Combineresti troppi guai! È meglio che tu rimanga buono buono a casa!”
    “Uffa, non è vero che combino guai!”
    “Ah si? E la scimmia urlatrice come c’è finita nel frigo della zia?”
    “Hemm… forse Tarzan voleva conservare la sua vecchia fidanzata…”
    Tommy risponde: “Quanto sei cretino!” e esce di casa sbattendo la porta.

    Qualche minuto dopo Kitt, solo in casa, pensa: “Michael non mi lascia mai fare niente perché dice che combino soltanto guai… idea! Gli dimostrerò che non è vero, andando alla mostra di robotica e comportandomi bene!”

    Kitt si incammina verso la mostra, e mentre cammina pensa: “E poi quella scimmia ha cominciato per prima, a graffiarmi e a mordermi… quando ho provato a metterla nel forno.”

    Intanto Tommy e gli amici sono alla mostra: la sala è piena di robot androidi e non, dalle più svariate forme e utilità. I ragazzi si fermano davanti ad un robot androide seduto dietro ad una scrivania, con un libro davanti, che si tiene la testa con una mano e che esclama: “Mannagg’!“ “Grr!” “Dannaz’!“. Vicino a lui c’è un cartello con la scritta “Robot che studia al posto vostro”. I ragazzi esclamano in coro “Wow!”

    Poco più avanti si fermano davanti ad un robot androide che si trova in piedi e che sta grattando la testa ad un uomo che si trova seduto davanti a lui. Vicino ai due c’è il cartello “Robot che vi gratta la testa al vostro posto”. I ragazzi esclamano in coro “Wow!”

    Successivamente i ragazzi si fermano davanti ad un robot androide che sta defecando, con a fianco il cartello “Robot che concima i campi al vostro posto”. I ragazzi esclamano in coro “Bleah!”

    Ad un certo punto Kitt sporge la testa, coperta da un cappello e da un paio di occhiali scuri, all’interno dell’ingresso della mostra. Il robot pensa: “Tommy è laggiù, ma lo devo seguire senza farmi scoprire subito, altrimenti mi rimanda a casa."
    I ragazzi camminano in fila uno dietro l’altro, e Kitt si accoda a loro. Tommy, che è l’ultimo della fila, si volta di scatto, ma Kitt riesce a nascondersi dietro gli altri robot in mostra. Tommy torna a voltarsi verso gli amici, ai quali chiede: “Non sembra anche a voi di essere seguiti?” ma quelli rispondono “No, no.”

    I ragazzi continuano a camminare seguiti da Kitt. Tommy si volta nuovamente di scatto e così riesce a vedere Kitt che cerca di nascondersi tra gli altri robot.

    Tommy e gli amici gli si avvicinano; Tommy esclama: “A-ha, ti ho scoperto!” ma Kitt continua impassibile a fingere di essere uno degli immobili robot in mostra. Tommy allora gli grida: “Ascolta Kitt, tu sei mio e devi obbedire ai miei ordini: fila subito a casa!”

    In quel momento il maresciallo Beretta si avvicina al gruppetto e domanda a Tommy: “Guagliò, dunque sei tu il proprietario di questo robbo-coso?”
    Il ragazzo risponde allarmato: “No, io non ho colpa per quello che ha fatto, qualsiasi cosa abbia fatto.”
    “Ti dirò Tommasino… io lo volevo acquistare per fargli fare i lavori più rischiosi al posto dei miei carabinieri… come ad esempio agire quando c’è il pericolo di esplosioni, fare la ronda di notte o sturare il gabinetto del Comando…”

    In quel momento, presso il Comando dei carabinieri, l’appuntato Finch cerca di domare con uno sturalavandini un coccodrillo che sta uscendo da un water. L’appuntato dice: “Sperente che ‘l marescial ‘l torna subit.”

    Il maresciallo Beretta continua il suo discorso: “Se funziona bene, ne faremo altri esemplari.”
    “Ma lei è proprio sicuro di volerlo così com’è, sicuro che è tutto a posto?”
    “Certo, nessuno può gabbare il maresciallo Beretta!”
    Tommy e gli amici si guardano intorno, stupiti di non notare qualcosa che contraddica immediatamente il maresciallo. Questo continua: "Allora, sai per caso chi è il proprietario di questo omm’ ‘e latta?” indicando Kitt.
    “Ma certo, sono io! E guardi: pur che se lo porti via, glielo cedo a gratis!” Tommy e il maresciallo si stringono la mano; Beretta esclama: “Affare fatto, guagliò!”

    Il maresciallo si porta via Kitt tenendolo per mano. L’uomo dice: “Viè cu’ mme, guaglione di metallo!” e Kitt, guardando per l’ultima volta Tommy con uno sguardo disperato, urla: “Aiutooo!” Tommy invece alza un braccio al cielo in segno di gioia e grida: “Che storia! Mi sono finalmente liberato di quel rompiscatole!”

    Quella sera Tommy è a letto ma non riesce a dormire. Sta pensando: “Avrò fatto bene a dargli Kitt? In fondo lui mi voleva bene…” tormentato da questo pensiero, il ragazzo non riesce a prendere sonno.

    Intanto al comando dei carabinieri Kitt, il maresciallo Beretta e l’appuntato Finch sono seduti in cerchio, con una lampada accesa lì vicino, in una stanza buia. Il maresciallo dice a Kitt: “Sient’ a mme: è tutto il giorno che provo a insegnarti queste tre regole fondamentali, è possibbile che tu ancora non le abbia capite?”
    Il maresciallo aggiunge: “Ripeti con me: ‘Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, combattere il crimine, rispettare la legge’; ripeti.”
    “Le mie tre direttive sono: divertirmi, mangiare il gelato e andare al cinema senza pagare!”
    “No, devi dire: ‘Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, combattere il crimine, rispettare la legge’.”
    “Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, scrivere sui muri e fare pipì per strada.”
    “Non ci siamo ancora: ‘Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, combattere il crimine, rispettare la legge’.”
    “Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, combattere il crimine, guardare giornali roboporno.”
    “Rispettare la legge!”
    “Correre nudo per strada!”
    “Rispettare la legge!”
    “Sputare dalla finestra!”
    “Rispettare la legge!”
    “Mangiare la pizza con il miele!”
    Il maresciallo, rivolto all’appuntato: “Basta, io ci rinuncio: teniamolo in prova così com’è. Andiamo, che si è fatto tardi.”
    Mentre Beretta e Finch escono dalla stanza, il maresciallo dice: “Andiamo a mangiare qualcosa: mi è venuta una strana voglia di pizza con il miele.”

    Il mattino dopo, Tommy è svegliato dal suono del campanello. Sbadigliando, va ad aprire la porta e si trova di fronte Kitt con in testa un cappello da carabiniere.
    “Kitt, sono stato in pensiero per te… ma non dovresti essere con i carabinieri?”
    “E infatti sono in servizio!” indicando con una mano un altro Kitt, con il cappello da carabiniere, che cammina per la strada.
    “Che storia, ne hanno già fatto un altro!”
    “E non solo uno.”
    Tommy vede che per la strada stanno marciando altri cinque Kitt, e poco distanti ce ne sono altri dieci che marciano… e poi cento, e mille, che camminando travolgono tutto.
    Tommy si sveglia urlando.

    Quel giorno Kitt viene sperimentato in città. Il robot si trova lungo una strada, quando vede una vecchina sul marciapiede; la afferra e la trascina con sé dicendo: “Non si preoccupi vecchia signora, l’aiuto io ad attraversare sulle strisce!” Una volta giunti sull’altro lato della strada e appoggiata per terra l’anziana, questa sbraita: “Ma io non volevo attraversare!” In quel momento passa un rapinatore che scippa la borsetta alla vecchina, la quale si mette a battere i pugni sopra Kitt dicendo: “È tutta colpa tua!” al che il robot ribatte impassibile: “Ha visto cosa succede a voler attraversare fuori dalle strisce?” Il maresciallo Beretta, nascosto poco distante, vede tutta la scena e scrolla la testa.

    Poco dopo arrivano due ragazzi su di un motorino, senza casco in testa, che si fermano poco distanti da Kitt. Questo gli va incontro dicendo: “Non lo sapete che bisogna mettere il casco?” I due rispondono: “Grazie del consiglio!” dopodiché si infilano i caschi in testa ed entrano (a piedi) all’interno della vicina banca. Poco dopo ne escono con un sacco per uno e, mentre avviano il motorino, dicono a Kitt: “Grazie ancora, sei un amico!” “Di niente.” risponde il robot, mentre questi se ne stanno già andando. Poco dopo esce di corsa dalla banca il direttore, urlando: “Aiuto! Mi hanno rapinato!” Il maresciallo, uscendo dal suo nascondiglio, gli va incontro e gli domanda: “Li ha visti in faccia? Potrebbe riconoscerli?” Il direttore risponde: “No, purtroppo indossavano dei caschi da motociclisti…” Beretta dice: “Questo è troppo…” si volta verso Kitt e gli urla: “Sei licenziato!”

    Poco dopo il campanello suona a casa di Tommy. Il ragazzo apre la porta e si ritrova davanti il maresciallo Beretta e l’appuntato Finch che scaraventano Kitt all’interno dell’appartamento con un calcio. Il maresciallo dice al ragazzo: “Guagliò, tienitelo tu sto robbot, che in un giorno ha combinato i danni che noi facciamo in due!”

    Più tardi Tommy e Kitt sono seduti sul divano. Tommy dice: “È meglio che per un po’ tu te ne rimanga buono buono qui in casa.”
    “Ma Michael, io devo uscire a svolgere il mio dovere! Le mie tre direttive sono: difendere i deboli, combattere il crimine e rispettare la legge.”
    “Ma chi te le ha insegnate queste assurdità?”
    “Quel guaglione del maresciallo.”
    “Ascolta Kitt: dimentica tutto quello che Beretta ti ha insegnato. Le tue tre leggi sono: 1° Un robot non può recar danno ad un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno; 2° Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla prima legge; 3° Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la prima e con la seconda legge.”
    “Tommy…?”
    “Sì?”
    Kitt abbraccia Tommy e gli dice: “Ti voglio bene!”

    FINE

    15 gennaio 2006

    Oggi Tommy muore



    “Oggi Tommy si sveglia di buon mattino.”

    (Tommy continua a dormire nel suo letto.)

    “Oggi Tommy si sveglia di buon mattino...”

    (Tommy continua a dormire.)

    “Hemm…OGGI TOMMY SI SVEGLIA DI BUON MATTINO!!!”

    (Tommy salta fuori dal letto, spaventato, gridando: “Aargh!”)

    (Poco dopo, Tommy ha ancora la faccia addormentata ed è piegato in due dalla stanchezza.)

    “Infatti deve andare per funghi con Ciccio.”

    Tommy bofonchia: “Non ne ho più voglia.”

    (Qualche istante dopo, Tommy e Kitt, in cucina, stanno facendo colazione. Sul muro dietro di loro il calendario segna la data “2 Novembre”.)

    “Quindi esce subito di casa e va all’appuntamento con il suo grande amico.”

    Tommy esclama: “Lasciami almeno fare colazione!”

    (Poco dopo Tommy e Kitt sono appena usciti dalla porta di casa. Tommy è arrabbiato e guarda verso l’alto.)

    “È proprio una gran bella giornata per Tommy.”

    Tommy urla: “Ancora una parola e ti stronco!”

    Un’oretta dopo Tommy, Ciccio e Kitt sono nel bosco che cercano funghi. Tommy mostra un fungo a Kitt, Ciccio ne sta raccogliendo un altro.
    Kitt canta: “Solitario nella notte va, se lo incontri gran paura fa, il suo volto ha la maschera tigre, Tigerman! Tigre, Tigerman! Tigre, Tigerman! Graurr! E l’uomo tigre …”
    Tommy gli domanda: “Kitt, questo fungo è buono?”
    “Sì.”

    Poco dopo Ciccio mostra un fungo a Kitt mentre Tommy ne raccoglie un altro.
    Kitt canta: “Fantaman, fantaman, invincibile sei tu, sei il terrore di tutti i criminali…”
    Ciccio lo interroga: “E questo, Kitt, è buono?”
    “Sì.”

    Kitt continua a cantare: “…e Carletto chi è? È un bimbo che si allunga sette metri e trentatreee!”
    Tommy gli domanda: “Kitt, perché continui a cantare le sigle dei cartoni animati?”
    “Perché ho inserito il CD ‘Fivelandia e i tuoi amici in TV’.”
    “Kitt, sei un cretino! Ti avevo detto di inserirti il CD-ROM ‘Funghi: i buoni, i velenosi, ma non scordiamo gli allucinogeni’! E fino ad adesso come hai fatto a dire se erano buoni o meno, eh?”
    “Semplice: vi ho sempre risposto di sì.”

    Tommy e Ciccio si consultano: “Tommy, e ora cosa facciamo, non possiamo buttare via queste due ceste piene!”
    “Ascolta: ora è meglio se torniamo a casa. Questa sera guarderemo meglio i funghi raccolti per vedere se ce ne sono di velenosi.”
    Intanto Kitt continua a cantare: “Kiss me, kiss me Licia!…”

    Quella sera, a casa, Tommy e Kitt sono seduti a tavola. Tommy ha appena finito di mangiare i suoi funghi e ora tiene una mano sopra la fronte, Kitt sta mettendo in bocca l’ultimo boccone.
    Tommy domanda: “Kitt, io ho uno strano mal di testa: forse era rimasto qualche fungo non buono e ce lo siamo mangiati. Tu non ti senti male? E si che li hai mangiati anche tu!”
    Kitt apre uno sportello che ha sullo stomaco e ne estrae un pugno di funghi, dicendo: “Ma non li ho digeriti, sono ancora qui!”
    Tommy ha un’espressione disgustata: “Bleah!”

    Tommy si alza in piedi e si allontana, con una mano fa un cenno a Kitt, mentre l’altra la tiene sullo stomaco: “Ascolta Kitt: io vado a letto perché sto proprio male. Pensa tu a tutto, ok?”
    “Non ti preoccupare Michael: baderò io alla casa!”

    Tommy si mette a letto pensando: “Io sto male e Kitt pensa alla casa: andiamo proprio bene!”

    Rimasto solo in cucina, Kitt lancia un piatto come se fosse un frisbee in direzione del lavello, di fronte a lui, cantando: “Lavaggio piatti! I piatti-ti, i piatti-ti! Con Nelsen piatti li vuol lavare lui, lui, lui…lui!”
    Il piatto si rompe andando a sbattere contro il muro poco sopra il lavello.
    Kitt pensa: “Hmm! Devo aver sbagliato qualcosa…devo ridurre la potenza del tiro!”
    Kitt lancia un piatto con meno forza, ma questo va a schiantarsi sul pavimento poco davanti ai piedi del robot. Kitt pensa: “Ma come fa Michael a lavare i piatti?!”
    Intanto, trilla il campanello.

    Un istante dopo, all’ingresso dell’appartamento, Kitt spalanca la porta e domanda: “Chiiiièèèèèè?”
    Sulla soglia della stanza si presenta la Morte in persona. È vestita completamente di nero, il suo volto è un teschio, e stringe la sua falce con una mano. Con la sua voce tenebrosa dice: “Sono la morte. Sono venuta a prendere Tommy per portarlo nell’oltretomba. È giunta la sua ora!”
    “Michael detto Tommy? Glielo chiamo subito!”
    Poi urla: “Michael detto Tommy! C’è la dottoressa Lamorte per teee!”

    Kitt le domanda: “Vuole darmi il suo simpatico cappottino e il suo eccentrico ombrello?”
    “Non è un ombrello: è una falce. E comunque il mantello non te lo do: sono ridicola in T-shirt!”
    Kitt assume un’espressione pensierosa: “Falce e mantello? Mi ricorda qualcosa!”

    La Morte entra nella stanza di Tommy, il quale salta fuori dal letto, bianco dalla paura.
    “Tommy, sono la morte!”
    “AAAAAAARGH!”
    “Cos’hai da essere così agitato? Sembra che tu abbia visto la morte in faccia! Comunque: sono venuta a prenderti!”
    “Hey, un momento: io sono ancora vivo. Non è la mia ora!”
    “Questo lo dici tu!”
    La morte indica il cadavere di Tommy sul suo letto. Tommy guarda il suo corpo e capisce di essere solo l’anima di se stesso.
    “Oh!”

    Tommy si mette a piangere come una fontana.
    “Uee! È arrivata la mia fine! Sono troppo giovane per morire! Ci sono tante cose che non ho fatto nella mia vita! Non ho mai detto a nessuno che ero stato io a rubare la marmellata dalla mensa delle elementari e non Ciccio…”

    Alcuni minuti dopo, Tommy è ai piedi della morte che ancora piange: “…e poi non ho mai sputato dalla torre Eiffel, che mi sarebbe piaciuto! Ueeh!”
    La morte, investita dalle lacrime di Tommy, si strizza un angolo del vestito: “Allora, hai finito?!”

    Tommy assume un’espressione decisa: “Un momento…non è dignitoso morire per aver mangiato dei funghi velenosi! Pretendo un incontro alla pari: sfidiamoci in un duello!”
    “D’accordo. E in che cosa vuoi sfidarmi? Fioretto? Pistola? Bungee jumping senza elastico?”
    “Trivial pursuit!”
    “Peccato che nessuno scelga mai il bungee jumping. Comunque: sfida accettata!”
    “Hemm…purtroppo però io non ho qui il Trivial…sarà per un’altra volta!”
    La morte estrae dal mantello una scatola di Trivial stranamente nera.
    “Niente paura, ho qui il mio.”
    “Ops!”

    La morte con in mano la scatola e Tommy passano nell’ingresso per andare in soggiorno.
    “Andiamo in soggiorno, voglio morire giocando comodamente.”
    “Ok, morto che cammina.”
    Nell’ingresso c’è ancora Kitt, pensieroso: “Falce e mantello?!”

    Poco dopo Tommy e la morte sono seduti al tavolo del soggiorno, sul quale si trova il tabellone di Trivial aperto. È uguale a quello normale, solo che i colori sono sostituiti da sfumature di nero e grigio. Tommy indica il tabellone e domanda: “Ma come mai è così scuro?”
    “È il modello che usiamo negli inferi.”

    Tommy tira i dadi.
    La morte domanda: “Sei ancora convinto di farcela?”
    Tommy: “La speranza è l’ultima a morire!”

    La Morte: “… Hobby e sport: Quale atleta è morto durante l’olimpiade del 1964?”
    Tommy: “Mmh…non lo so.”

    Tommy: “Geografia: in quale stato si trova la Valle della morte?”
    La Morte: “Facile, in California.”

    La Morte: “Cinema: chi è il regista de ‘La notte dei morti viventi’?”
    Tommy: “Hemm…non lo so.”

    Intanto in giardino, Kitt sta tagliando l’erba con la falce della Morte, pensando: “Falce e mantello… ci sono!”
    Kitt si mette a marciare facendo il passo dell’oca, con la falce appoggiata su di una spalla come se fosse un fucile, mentre canta: “Bandiera rossa la trionferà, bandiera rossa la trionferà…”

    Tommy e la Morte, intanto, continuano la loro partita.
    Tommy: “Storia: quale guerra ha causato il maggior numero di morti?”
    La Morte: “Ovviamente la seconda guerra mondiale.”

    La Morte: “Scienza e natura: qual è la pianta che muore ogni 40 anni?”
    Tommy: “Ops…non so nemmeno questo.”

    Tommy: “Letteratura: chi ha scritto ‘La pantomima della Morte Rossa’?”
    La Morte: “Facilissimo, Edgar Allan Poe!”

    Tommy si arrabbia: “Ascolta, non è possibile che io non riesca a rispondere a nessuna domanda mentre tu le sai tutte! Questo gioco è truccato! Tu bari!”
    Dopodiché si alza in piedi, e puntando la Morte con un dito esclama: “La morte bara!”
    Inaspettatamente, quella scoppia a ridere.

    Di colpo la Morte si dissolve in una piccola esplosione di fumo. Appare Kitt, vestito da cantastorie medioevale e seduto fluttuante a mezz’aria, con le gambe incrociate.
    “Bravo Michael, hai capito che l’unico sistema per sconfiggere la morte era quello di farla morire dal ridere!
    “Eh?”

    Tommy si risveglia di colpo sdraiato in un letto d’ospedale. Al suo fianco si trovano Kitt e un medico.
    Tommy: “Eh?”
    Kitt: “Michael, sei ancora vivo! Chi non muore si rivede! Mi hai fatto morire dalla paura!”
    Il dottore gli dice: “È stato fortunato che il suo robot l’abbia portata qui appena in tempo, signor Knight!”
    Tommy: “Chi?”
    Kitt si allaccia al discorso del dottore: “Sì, sì!”
    Il dottore prosegue: “Ah, mi scusi: io sono il dottor Mortacci.”
    Kitt: “Li mortacci tua!”
    Tommy: “Che storia!”
    Il dottore aggiunge: “I funghi che ha mangiato erano solo allucinogeni e non mortali, e ora è fuori pericolo: può tornare a casa. Basta che si riposi per un paio di giorni.”
    Tommy: “Si, Kitt: andiamo a casa. Gli ospedali sono di una noia mortale.”

    Più tardi, a casa, Tommy e Kitt parlano in cucina
    “Finalmente siamo a casa. Ascolta Kitt: io me ne vado in camera a riposare come ha detto il dottor…il dottor coso…”
    “Mortacci!”
    “Appunto.”
    “Non mangi prima qualcosa? Nemmeno un panino con la mortadella?”
    “No, grazie; io vado a dormire.”
    Tommy si avvia lungo il corridoio per andare in camera: “Pensa tu alla casa, mi raccomando!”

    Poco dopo Kitt, seduto su di una poltrona, gioca con la playstation.
    “Peccato che Michael si senta male. Questa sera volevo festeggiare Halloween; avevo già comperato i mortaretti.”
    In quel momento trilla il campanello, e Kitt si dirige verso la porta.
    “Chi è che mi disturba mentre gioco a Mortal Kombat?!”

    All’ingresso Kitt apre la porta e saluta: “Buonasera!”
    Un istante dopo, grida rivolto a Tommy: “Michael! C’è l’ingegner Satana che ti vuole!!!”

    FINE